sabato 8 novembre 2014

Ritorno al blog. Elogio del cerchiobottismo

Lo ammetto: sono un "cerchiobottista" convinto. Sì, lo so: è complicato esserlo nella società di oggi. Spero, dunque, sia apprezzata almeno la mia sincerità. 

Sono consapevole che ci sia tanta diffidenza verso chi ammette di essere un cerchiobottista. Trovo che esserlo significhi sforzarsi di analizzare liberamente i fatti, e dire pane al pane, vino al vino. 

La società di oggi è la stessa che pretende che tutti siano perfettamente schierati a prescindere, da una parte o dall'altra. Come una partita di calcio, autentica rovina culturale di questo Paese, che assimila tutto fagocitandolo e tritandolo a uso e consumo di un conformismo di maniera. Eppure ciascuno di noi sa bene che la verità dei fatti ha certamente più di una sfumatura, uno o più aspetti meritevoli dell'opportuno approfondimento, così da permetterci di ragionare e di non schierarci a prescindere.

Il problema è che il cerchiobottismo ha un solo, grande incommensurabile difetto: viene confuso con l'imparzialità. Errore. Sì perché, almeno parlo per me, pur essendo cerchiobottista mi ritengo tutt'altro che imparziale. 

Penso, piuttosto, che l'imparzialità non esista, e che nessuno possa dirsi realmente imparziale. Ognuno ha le sue idee di fondo, e non vorrei scomodare Voltaire per affermare la libertà di esprimerle. Trovate che il mio ragionamento sia contraddittorio? Sì, so bene che i detrattori dei cerchiobottisti dicono che chi vuol guardare ai fatti da più prospettive lo fa solo per mettersi la coscienza a posto. Ma è proprio per una questione di coscienza che la penso diversamente.Mi piace, infatti, l'onestà intellettuale. Che è poi quella che permette di capire, senza per forza tifare per uno dei due contendenti. Perché, diciamocelo francamente, oggi la vita pubblica viene rappresentata come una competizione, sovente fine a se stessa. Per fare questo non occorre spaccare il capello in quattro, intendiamoci. Ma è la strada migliore per capire e, se necessario, criticare. E torno a dare vita a questa tribuna virtuale proprio allo scopo di fornire un contributo al ragionamento.Speriamo di riuscirci. Grazie a chi mi seguirà (e commenterà insieme a me). Commenti liberi, ovviamente. Gli unici che non troveranno spazio saranno gli anonimi. Perché, alla fine, non c'è niente di più rivoluzionario che "metterci la faccia". 



Massimo D'Antoni

@dantonisciacca

5 commenti:

  1. Innanzitutto auguri per questa nuova avventura! Anche io che, anni fa, decisi di aprire un mio spazio e lo feci dopo aver visto il tuo... Tranquillo oggi non annuncero' la sua riapertura. ..non è che ti posso copiare sempre!
    Permettimi di dissentire. Non mi piace affatto il "cerchiobottismo" ne pensi che tu sia iscrivibile in questa categoria.
    Tra l'altro il motto del mio blog andava completamente in altra direzione, con la citazione di Gramsci che ti riporto perché sono convinto che, in epoche come queste, abbiamo bisogno di NUOVI PARTIGIANI!

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  2. “Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.

    L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?

    Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.

    Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti”.

    11 febbraio 1917

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  3. Anche io mi associo agli auguri per questo tuo ritorno all'avventura. Forse è infelice il ricorso al termine cerchiobottismo, che viene spesso considerato equivalente di "brunovespismo", che non esattamente quello che tu esprimi nel testo: accettare la sfida di prendere in considerazione più di un punto di vista nell'analisi dei fenomeni sociali di cui ci interessiamo. Nella consapevolezza che non tutti questi punti di vista sono equivalenti e che alla fine servono per prendere una qualche decisione. L'idea di prendere nella dovuta considerazione punti di vista diversi dal proprio, anche solo per meglio studiarli, è già una sfida in un periodo in cui abbondano i possessori di verità ultime e definitive:a destra i depositari dei "valori non negoziabili"; a sinistra i teorici del "senza se e senza ma". Brutto risveglio quando qualcuno li costringerà ad accorgersi che la pensano alla stessa maniera, se non hanno gli stessi pensieri.

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  4. Caro Massimo, credo che un luogo dove possa trovare spazio il confronto di idee ed opinioni sia sempre ed in ogni caso un fatto positivo. Seguivi il Tuo precedente blog seguirò anche questo. Buon lavoro. Alfredo

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  5. uno spunto di riflessione e di dibattito offerto da un giornalista sagace e mai banale renderà il web ancora più interessante. in bocca al lupo. Salvino

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