giovedì 15 dicembre 2022

Ma chi brandisce il Qatargate contro la superiorità morale in fondo vuole solo giustificare le sue marachelle

Che politica è mai quella che, per ragioni di interesse elettorale, definisce la sostanza etica stessa di un'idea per colpa di qualche infedele che prende tangenti? Io questo lo pensavo già nel 1992, quando Mani pulite scoperchiò il malaffare diffuso tra i partiti dell'epoca, avviandone in estrema sintesi, in parte giustamente, in parte no, la cancellazione dalla storia. Lo penso ancora oggi. 

È chiaro anche a me come il Qatargate sia di una gravità inaudita. Ma il giochino di considerare il Pd come simbolo di questo malaffare che viene mosso soprattutto da destra (e non solo) mi sembra azzardato. Anche se scaturisce, va ammesso, da quella supposta superiorità morale che, in effetti, faceva abbastanza puzza anche nel '92. Ma chi non ha peccato di superiorità morale scagli la prima pietra. Sono il primo ad essere deluso della dura realtà che sta venendo fuori (in attesa delle sentenze) attorno all'inchiesta sulla moglie e sulla suocera di Abubakar Soumaoro, le cui battaglie sindacali lo hanno trasformato in personaggio politico.

La sensazione che prevale in me è comunque che chi brandisce l'inchiesta di Bruxelles come uno scudiscio lo faccia un po' per giustificarsi delle sue marachelle. Perché alla fine il tentativo è sempre quello di appaiare le responsabilità e ribadire, per l'eternità, che "ladro io, ladri tutti". Ovvero: "tutti colpevoli, nessun colpevole". 

No, non funziona così. Anche se è chiaro che prima chi veniva sorpreso a rubare almeno un po' si vergognava. Oggi non si vergogna più nessuno. E se l'obiettivo di Mani pulite fu quello di cambiare la storia, questo non solo non è successo, ma è possibile dire che il quadro è nettamente peggiorato.

Aggressione di Mosca in Ucraina criminale, ma la cultura russa non si può boicottare



La protervia del potere di Vladimir Putin, e la sua aggressione criminale ad un paese sovrano come l'Ucraina, ha generato un dibattito internazionale su temi diversi: storici, diplomatici, negoziali e così via. Evito di soffermarmi oltremisura sul benaltrismo peloso di qualche sedicente intellettuale di casa nostra, per il quale la necessità del cessate il fuoco sarebbe comunque subordinata ad una resa incondizionata da parte di Zelensky. A cui, addirittura, si dà la colpa delle conseguenze (anche per noi) delle sanzioni inflitte a Mosca.
Ma nel dibattito delle sanzioni c'è finita anche l'arte russa. Da più parti, dall'inizio della guerra, sono stati sollevati dubbi sull'opportunità o meno di fruire di esibizioni sportive, esecuzioni musicali, pitture, spettacoli o interpretazioni drammaturgiche firmate da personalità russe. Questo tipo di impostazione non mi convince. Considero un radicalismo eccessivo il boicottaggio di una cultura prolifica e straordinaria. Non possiamo dare la colpa a Tolstoj, a Dostoevskij, a Rachmaninov o a Šostakovič, e alle loro opere se oggi il capo della Russia è, in estrema sintesi, un simil dittatore. C'è voluta la solita saggezza del presidente Mattarella, in occasione della prima della Scala del 'Boris Godunov' di Musorgskij, per ribadire che la cultura russa non si può cancellare. E io sono d'accordo con lui. Perché prima o poi Putin non ci sarà più. Ma l'arte di quel Paese continuerà ad essere tramandata e presente. E chi verrà dopo di noi dovrà continuare ad avere il privilegio di goderne.

Il carcere duro: perché il dibattito sul singolo caso Cospito si sta estendendo sulla norma nella sua interezza

Avere trasformato la singola questione riguardante lo sciopero della fame dell'anarchico Alfredo Cospito in un dibattito (con molte, tro...