Che politica è mai quella che, per ragioni di interesse elettorale, definisce la sostanza etica stessa di un'idea per colpa di qualche infedele che prende tangenti? Io questo lo pensavo già nel 1992, quando Mani pulite scoperchiò il malaffare diffuso tra i partiti dell'epoca, avviandone in estrema sintesi, in parte giustamente, in parte no, la cancellazione dalla storia. Lo penso ancora oggi.
È chiaro anche a me come il Qatargate sia di una gravità inaudita. Ma il giochino di considerare il Pd come simbolo di questo malaffare che viene mosso soprattutto da destra (e non solo) mi sembra azzardato. Anche se scaturisce, va ammesso, da quella supposta superiorità morale che, in effetti, faceva abbastanza puzza anche nel '92. Ma chi non ha peccato di superiorità morale scagli la prima pietra. Sono il primo ad essere deluso della dura realtà che sta venendo fuori (in attesa delle sentenze) attorno all'inchiesta sulla moglie e sulla suocera di Abubakar Soumaoro, le cui battaglie sindacali lo hanno trasformato in personaggio politico.
La sensazione che prevale in me è comunque che chi brandisce l'inchiesta di Bruxelles come uno scudiscio lo faccia un po' per giustificarsi delle sue marachelle. Perché alla fine il tentativo è sempre quello di appaiare le responsabilità e ribadire, per l'eternità, che "ladro io, ladri tutti". Ovvero: "tutti colpevoli, nessun colpevole".
No, non funziona così. Anche se è chiaro che prima chi veniva sorpreso a rubare almeno un po' si vergognava. Oggi non si vergogna più nessuno. E se l'obiettivo di Mani pulite fu quello di cambiare la storia, questo non solo non è successo, ma è possibile dire che il quadro è nettamente peggiorato.