martedì 3 dicembre 2019

Elogio delle tre verità (la mia, la tua e la Verità)

Un antico ma sempre efficace proverbio cinese ci ricorda che esistono tre tipi di verità: la prima è la mia, la seconda è la tua, la terza è la verità. Trovo istruttivo farvi ricorso nel ricordare che, nelle chiassose e affollate tribune delle opposte tifoserie (politiche anziché no), oltre al senso della responsabilità continua a mancare un elemento fondamentale: sì proprio quella, la verità da considerarsi nella sua fattispecie oggettiva, senza elasticità né rigidità di comodo. Ah, manca poi anche la concezione stessa di "interesse pubblico" anche qui nel senso oggettivo, non certo nell'accezione della convenienza fine a se stessa. Da Roma a Palermo, da Sciacca a Milano, il teatrino pervade la vita pubblica. Aizza il sentire comune (ma non se ne fa interprete), improvvisa (ma non sceneggia), rinfaccia (ma non ragiona), condanna (ma non si umilia). Confusione e paura assurgono a demoni che aleggiano su un'agorà esasperata, irritazioni represse incitano all'odio reciproco. E così della verità si fa vituperio giornaliero: non è essa l'obiettivo finale, ma chi ne costruisce la migliore versione, la più affascinante, come una specie di Belzebù tentatore che modella menti sempre più facilmente plasmabili. La verità è quasi sempre scomoda, sovente irraggiungibile. Tanto è vero che perfino le sentenze dei procedimenti giudiziari sono in grado di definirla solo come "verità giudiziaria". La verità assoluta è un concetto troppo importante perfino in un processo. Non è sincero chi ci indica la Verità perfino nel titolo di un giornale manifestamente partigiano, o chi ce la promette nel titolo di un articolo ("Vi racconto la verità") oppure in quello di un libro (la Verità su"). Solo la religione può neutralizzare la filosofia, ma non è la Verità divina quella che può permetterci di farci fare i conti con la realtà, tutt'al più ce li fa fare con noi stessi. Il tentativo dunque rimane quello di capire, mentre ci azzanniamo come cani sul senso del possesso della verità, quale sia quella reale, in una sublimazione forse irrealizzabile, ma che non deve vedere l'Uomo sottrarsi dal tentativo di raggiungerla. Senza scomodare più di tanto Immanuel Kant.


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Avere trasformato la singola questione riguardante lo sciopero della fame dell'anarchico Alfredo Cospito in un dibattito (con molte, tro...