mercoledì 12 giugno 2019

Della politica e della responsabilità: chi pagherà il conto?

È un destino a dir poco beffardo quello che accompagna le forze politiche più responsabili di un Paese in gravi difficoltà sociali ed economiche come è l'Italia. Partiti chiamati a sostenere misure in favore del risanamento dei conti pubblici e di responsabilità politica in favore delle future generazioni che, però, pagano puntualmente conseguenze nefaste in termini elettorali. È di questo che vorrei parlare. Prima però devo mettere le mani avanti: capisco che è difficile, nell'era odierna, non venire fraintesi. Sospetto, anche, che almeno il 90% delle inevitabili obiezioni su quanto osserverò riguarderanno elementi che nulla (ripeto: nulla) avranno a che fare con la mia tesi. Sono già rassegnato in tal senso.

Considero indubitabile che tra i problemi che partiti come il PD (ma onestamente il ragionamento vale anche per Forza Italia) scontano, c'è sicuramente quello di essere stati più volte e a più riprese sostenitori di "governi del Presidente", ossia di quegli esecutivi organizzati dal Quirinale e che hanno avuto come unico sostanziale scopo quello di programmare e mettere in atto provvedimenti in favore del risanamento economico. Da Monti in giù (Ciampi, Dini, Amato) è stato necessario fare ricorso a personalità più o meno autorevoli e credibili a livello interno e internazionale per far recuperare al Paese punti di PIL e far calare lo spread, aggiustando quanto era stato distrutto. Per raggiungere questi obiettivi è stato necessario, più o meno giocoforza, come si dice oggi, mettere le mani nelle tasche degli italiani. E qui viene fuori la prima criticità di queste misure: sì, perché le "tasche" degli italiani violate purtroppo sono state (e sono ancora oggi) sempre le stesse. 

Taluni provvedimenti, come la stessa vituperata Legge Fornero, avevano come obiettivo quello di conseguire il risultato necessario (nella fattispecie: riformare il sistema pensionistico) nel minor tempo possibile. Ma le conseguenze sono state devastanti, anche in termini di tenuta di una generazione che è stata oggettivamente massacrata da un provvedimento che non si può non definire di macelleria sociale.

Il punto centrale oggi è se sia ancora immaginabile che l'indirizzo politico più responsabile di un Paese moderno e democratico come l'Italia debba essere garantito da personalità le quali, poi, non hanno alcuna necessità di far approvare o meno il proprio operato dal corpo elettorale. La risposta a questa domanda, ovviamente, è no. Eppure la realtà è diversa.

Se, infatti, i partiti che concorrono alla formazione del governo del Paese fossero dotati di superiore responsabilità, non ci sarebbe alcun bisogno di reclutare professori ed economisti che, però, appaiono bravi solo in quelle "lacrime e sangue" che, come ho già detto, vengono versate dai soliti noti. 

Questo ragionamento vale per tutti, anche se (lo riconosco) è inevitabile al momento attagliarlo alle scelte di un esecutivo, quello tuttora in carica, che non a caso sta faticando oltremisura in un negoziato in atto, quello con l'Unione Europea, che impone scelte che dovrebbero essere oculate e sostenibili. Richiesta che il Premier Giuseppe Conte vuole fare propria, ritenendo evidentemente che non si può pensare di continuare a rispondere con un'idea che personalmente considero strampalata del "sovranismo". 

Perché non c'è dubbio che l'introduzione dell'Euro non sia stata gestita in maniera rigorosa, e queste sono responsabilità purtroppo "spalmabili" tra diverse forze, di Centro, di Destra e di Sinistra. Con scelte "oculate e sostenibili" (quelle che ci chiede l'UE, pensa l'ennesima procedura d'infrazione) non si intendono certamente i provvedimenti che si basano sull'accrescimento di un deficit economico. Provvedimenti che non è nemmeno etico tentare di giustificare con quello che si sarebbe dovuto fare nel passato ma che non si è fatto. 

E alla fine, la prospettiva qual è? Quella dell'approdo di un Mario Draghi (che, sono certo, non accetterà mai di diventare il leader di Forza Italia) che, come Mario Monti, dovrà rimettere i conti in sesto. E come lo farà? Ma facile: facendo pagare chi ha già tanto pagato, lasciando poi indisturbati gli evasori fiscali, i doppiolavoristi (compresi i sempre più casi di percettori di reddito di cittadinanza che, mentre fanno la morale agli altri continuano a lavorare in nero) e gli speculatori. E a sostenere questo governo chi sarà? Ma naturalmente il PD, sicuramente Forza Italia, e qualche altro gruppuscolo di parlamentari di professione che da decenni bivaccano nel Transatlantico saltellando da un partito all'altro (la stessa impostazione che ci ha fatto ritrovare Pierferdinando Casini, che io non considero l'uomo nero) candidato nell'uninominale per il Partito Democratico.

No, non è una prospettiva che mi piace. Anche se Draghi è un orgoglio del Paese a livello mondiale, non è così che vorrei che funzionasse l'Italia. Vorrei al tempo stesso però che le scelte di politica economica non venissero fatte alla garibaldina, tra selfie e video su Facebook, ma che la "scienza" dei professoroni chiamati ad aggiustare il Paese (Monti e altri) venisse indirizzata verso progetti di sviluppo reale, attraverso una riduzione drastica del costo del lavoro (cosa di cui nessuno parla), un aumento degli investimenti in favore del nostro Paese, una superiore certezza del diritto e una lotta concreta al malaffare e alla mafia.

Ecco quali sono i problemi dell'Italia. Lo dico a chi pensa, grazie a certi attuali governanti, che, se non può permettersi una vacanza o, peggio, pagare la bolletta, la colpa sia dell'ennesimo barcone di disperati che naufraga nel Mediterraneo. Arriverà Draghi? La farà pagare ai soliti noti? Il PD lo sosterrà? Ma alle elezioni verrà punito. Perché non è la "responsabilità" che il cittadino medio cerca. 

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