La si pensi come si vuole ma il "quintetto" prescelto da Grillo e Casaleggio, "apprezzato" dal 91% della rete pentastellata, pone fine al proverbiale "uno vale uno", espressione che ha letteralmente frantumato gli zebedei, dal primo "vaffa" in piazza a Bologna in avanti. Adesso è "plastico" che uno non vale più uno: ci sono cinque fedelissimi che dirigeranno l'azione politica.
A Vesper 2.0 (in onda da domani su Rmk) il deputato regionale grillino Matteo Mangiacavallo sostiene che i recenti insuccessi elettorali del Movimento Cinquestelle scaturiscono dalla campagna denigratoria che la grande stampa avrebbe "organizzato" nei confronti del grillismo.
Ammettendo (pur non concedendo del tutto) che la campagna denigratoria ci sia, trovo riduttivo (e l'ho detto in trasmissione) attribuire solo a questa il calo di consensi di Grillo. Che non a caso si è detto "stanchino".
Forse perché Beppe non si aspettava certo di finire (perfino lui) al centro di contestazioni clamorose, tra cui quella genovese dopo l'alluvione, quella che sicuramente più delle altre gli ha fatto male, a sancire drammaticamente che proprio nessuno è profeta patria.
Ciò detto, negare che il grillismo abbia costretto tutti gli altri protagonisti della vita pubblica a scoprire la bellezza della democrazia (e dello streaming) sarebbe disonesto. Ma alla fine il Movimento Cinquestelle ha mostrato grossi limiti di proposta. La politica dei no "a prescindere" evidentemente non ha pagato. "Grillo non è il Movimento", dice con sincerità sempre a Vesper 2.0 Matteo Mangiacavallo. Grillo non sarà il Movimento ma ne sceglie il direttorio, si potrebbe rispondere.
La domanda è: c'è un futuro per il Movimento Cinquestelle? Se continuano a soffiare i venti di scissione temo di no. Dinamiche tipiche, all'italiana. Nasceranno due movimenti da due stelle e mezzo ciascuno? I grillini più ortodossi dovrebbero forse ragionare su un tema: chi in passato ha votato per il Movimento non ha cambiato direzione, ma forse ha solo preferito restare a casa.
Il primo obiettivo del cosiddetto "direttorio" (che brutta terminologia per chi voleva rivoluzionare anche il linguaggio) potrebbe essere quello di convincere queste persone a tornare alle urne. Magari facendo un po' di sana autocritica, non limitandosi ad incolpare il destino cinico e baro.
Massimo D'Antoni
@dantonisciacca