lunedì 17 novembre 2014

Razzisti? Si può esserlo, ma solo nei confronti dei cretini. I quali, come sanno tutti, non hanno passaporto

«Non siamo noi che siamo razzisti, sono loro che sono napoletani».Così gli "onorevoli" Rotunno e Gramaglia (Covatta e Paolantoni) ai primi anni '90 arringavano, da un'improbabile Tribuna politica su Odeon Tv, sfottendo in modo straordinario l'avanzata leghista. C'era ben poco da ridere già allora, e loro lo sapevano bene, malgrado le risate registrate in stile sit-com.
In massima parte i razzisti si arrabbiano se li si accusa di esserlo. E precisano di non essere razzisti, ma che i problemi da loro sollevati non possono essere più sottovalutati. Ora, premesso che è vero che spesso si rischia di liquidare ogni questione sollevata, anche la più ragionevole, come l'espressione di un razzismo (anche quando questo non c'è), è anche vero che "sotto sotto" il più delle volte è solo ed esclusivamente razzismo, al di là di patetici tentativi di travestirli da altro.

Parliamo del fenomeno migratorio. Molti non capiscono che Lampedusa è davvero la porta d'Europa. Chi sospetta che chi approda qui viene a "toglierci il lavoro" (per dirla con uno dei tanti slogan fasulli) non sa che di fatto chi approda qui in realtà poi si disperde per ricongiungersi con i propri cari. I quali sono disseminati ovunque: Svezia, Olanda, Germania, Gran Bretagna, Francia. Anche Italia, naturalmente. In Italia ci rimane però una piccola parte. Sempre che questo possa rappresentare un problema in un mondo, quello di oggi, profondamente cambiato. 
Ma il razzismo latente è quello che induce a sospetti, dubbi, paure. Facendo dimenticare perfino che la criminalità indotta fisiologicamente dai fenomeni migratori (bandiera della Destra, non solo di quella estrema) alla fine non è peggiore né migliore di quella "nazionale". Ci fa trascurare il dato reale che ci sono molti delinquenti  italiani, i quali non è che siccome sono nostri concittadini sono più "affidabili" di quelli stranieri. 
Se c'è un problema questo va affrontato, ma senza pregiudizi. Perché alla fine razzisti si può e si deve esserlo, ma solo nei confronti dei cretini. E i cretini, come sanno perfino le pietre, non hanno passaporto.
Massimo D'Antoni
@dantonisciacca 

3 commenti:

  1. Si parla tanto di razzismo. Dal canto mio, se vieni in Italia, lavori onestamente, paghi le tasse e rispetti la legge sei il benvenuto. I nostri avi durante in grande esodo, non imponevano al paese ospitante i loro usi e costumi e la loro religione.
    Francy

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  2. Credo che il vero problema, tutto italiano, sia rappresentato dalla fatica che si fa a far rispettare le leggi. Non ci si riesce con gli italiani con la pancia piena figurarsi con gente disperata e senza nulla da perdere.
    Basterebbe quindi ripartire dalla coattività della legge e sarà bellissimo ritrovarci, italiani e non, a rigare dritto!
    E mi piacerebbe tanto pensare che sia solo un problema di cretineria ma temo invece essere proprio frutto di ignoranza che si tende a colmare ragionando "di pancia" perché è più istintivo, facile e liberatorio.

    @Francy: il suo commento comincia benissimo (lavoro-tasse-legge) e poi inciampa nella censura su costumi e religioni. Peccato! A testimonianza che non basta essere ben intenzionati per rimanere al riparo da ragionamenti "intestinali" e produttivi di ulteriore confusione.

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  3. Signor Pumilia se vado in un paese straniero non pretendo di mettere il Crocifisso nelle scuole perché io sono di religione cattolica. Sono per la libertà dell'essere umano purché non arrechi danno a nessuno. Svolgo un lavoro per cui sto a contatto con molta gente tra cui molti extracomunitari e spesso li sento lamentarsi e offendere il nostro paese. Quindi a volte mi chiedo chi è il vero razzista?
    Francy

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