domenica 16 ottobre 2022

Preoccupa l'arretramento in vista sui diritti civili, ma la democrazia non è morta

Più che una coincidenza è proprio uno dei tanti paradossi della storia che, esattamente cento anni dopo la Marcia su Roma, nell'anno di grazia 2022 la destra (non il centro, non un "nei paraggi", non il "fuochino" ma proprio Lei) abbia vinto le elezioni politiche. La conseguenza (giusta) è che la signora Giorgia Meloni sarà la prima donna a presiedere il governo del Paese. Oddio, non che a lei una cosa del genere debba fare molta impressione. Il brodo di coltura (politico, se non quello strettamente familiare) nel quale anche lei si è formata è stato quello patriarcale, stigma osservato anche dalle donne di destra, comprese quelle che pure in famiglia comandavano ma che facevano finta di chiedere consiglio al marito prima di notificare una decisione già ampiamente presa. 
Giorgia Meloni ha il diritto di governare. Ne ha anche il dovere, perché è proprio per questo motivo che si è presentata alle ultime elezioni. Gli argomenti della sinistra al momento non possono che essere quelli a tutti immaginabili: i nostalgici saluti romani, la fiamma tricolore nel simbolo di Fdi, il secondo nome di battesimo di La Russa e l'oscurantismo di Fontana. 
Intendiamoci: è ovvio che faccia impressione che a capo della seconda e della terza carica dello Stato ci siano rispettivamente gli eredi di visioni politiche che dal mio punto di vista sono state non solo superate, ma sconfitte dalla storia. Ma al popolo (almeno a quella parte che è andata a votare) sta bene così. E a noi deve stare bene pure per forza. 
Questa virata a destra purtroppo è il frutto di un Paese con una offerta politica talmente parcellizzata da essere ingovernabile. Ecco perché ci sono stati gli Amato, i Ciampi, i Monti e in ultimo i Draghi. Ma ci sta bene così. Anche perché oggi i leader nei simboli ci mettono il loro cognome. Le visioni della società, dell'economia e della politica estera hanno un valore relativo. E poco importa se questi simboli prendono l'uno per cento e rotti, perché alcuni di questi leader immaginari arriveranno ugualmente al traguardo asciutti, anche avendo attraversato i nubifragi. C'è di peggio. In Austria il partito della birra ha preso tanti voti. 
Il Pd è cattivo perché, pur avendo più volte perso le elezioni (siamo una democrazia parlamentare, ma capisco che quel 'popolo' che sottopone a referendum su Facebook l'abolizione dei senatori a vita questo fatto non lo capisca fino in fondo) si è comunque fatto trovare pronto per provare a non fare sprofondare il Paese. Beh, deve smettere di farlo. Perché se chi vince le elezioni non ce la fa a governare, al netto dell'istinto di autoconservazione di indennità, pensioni e vitalizi dei parlamentari la cosa giusta da fare è tornare al voto e provare a fare uscire dalle urne un'altra maggioranza. Come fanno in Israele, dove hanno lo stesso problema di noi, se non peggio. Oppure come in Spagna. Dove però la vittoria di Fratelli d'Italia sta galvanizzando l'estrema destra, e mi sa che sono pronti pure loro a rinverdire la fiamma del loro dittatore Francisco Franco.
Giorgia Meloni ha il compito di governare. Certo, prima deve provare a tenere unita una coalizione che sta facendo le bizze (siamo in Italia, niente di strano che accada). I suoi tentativi di smarcarsi da un retaggio ingombrante (visto che c'è ancora la fiamma tricolore Fdi è a tutti gli effetti erede di un partito dichiaratamente post-fascista) si sono scontrati con il voto pro-Orban dei suoi all'Europarlamento e con la benedizione da lei stessa impartita ai franchisti di Vox. 
Se vogliamo poi parlarne, certo che i timori di un arretramento spaventoso sui diritti civili ci stanno tutti. L'elezione del sedicente ultra cattolico (nonché omofobo) Lorenzo Fontana alla presidenza della Camera è un segnale che personalmente considero più preoccupante di quella di Ignazio La Russa (non richiamo il suo ingombrante secondo nome) alla presidenza del Senato. Ma per fortuna la democrazia non è ancora morta. E non morirà. L'Italia non è uno Stato fascista. È ancora uno Stato repubblicano, con tanto di Costituzione (antifascista). E non credo che tra qualche tempo sarò costretto a cancellare questo pezzo. Così come non penso che mi toccherà di assaggiare l'olio di ricino. 
Giorgia Meloni governi. E il Pd si ricostruisca. Senza bisogno di sciogliersi e cambiare nome. Perché se questo serve a riconquistare le simpatie di chi dice che è di sinistra ma vota per Fratelli d'Italia perché la sinistra non c'è più e Berlinguer è morto direi che non ne vale la pena. Perché soggetti del genere o non capiscono niente di politica o sono semplicemente (come credo) degli emeriti cretini. Votino per chi vogliono senza mostrare di sentirsi in colpa o, peggio ancora, 
giustificarsi.

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