venerdì 16 agosto 2019

Lettera ai dispensatori di consigli: con una responsabilità addosso non durereste che una settimana


Sciacca continua a dimostrare di volere essere il luogo della conoscenza senza appello: una irripetibile "piazza di scontro" tra opposte fazioni, dove tutti i contendenti pretendono di saperla lunga e di avere ragione. 
La mia città è così oggi il crocevia di una fiera della presunzione collettiva, nella quale la capacità generalizzata di "prevedere il futuro" fa il paio con la facoltà diffusa di sapere (naturalmente in anticipo) cosa sia giusto e cosa no.
Ne viene fuori un mondo dolente e infelice, tra accuse, ripicche, attacchi e sentenze pronunciate senza conoscere le cose (ad esempio le ragioni vere di talune scelte, a partire da quelle compiute non certo a cuor leggero).
Un clima litigioso, che viene cavalcato in maniera talvolta meschina da una politica locale che dimostra solo di obbedire sempre e solo il vecchio adagio: "levati tu che mi ci metto io". Ho sempre pensato che stare all'opposizione sia l'esercizio più facile del mondo. Una considerazione che, per quanto mi riguarda, vale per chi oggi è in minoranza, ma anche per chi oggi sta amministrando. Un'impostazione che, dunque, se vale per le parti in causa oggi, valeva in egual misura e a parti invertite per quelle in causa ieri e l'altro ieri. 
Chi è all'opposizione se la sbriga sempre facilmente, interpretando (nella maggior parte dei casi) i sensi peggiori di una comunità bisognosa di scontro e di sangue. Chi è al governo invece scopre improvvisamente, di fronte ad un problema, di essere in grado di spaccare il capello in 4, in 8, perfino in 16 pur di giustificare la propria manchevolezza. Eppure quando era all'opposizione non aveva interesse a dimezzare un panino, altro che spaccare il capello in 4. 
La verità è che agli schiacchitani piace (da morire) piangersi addosso (io che scrivo non mi autoescludo). E lo specchio di questa comunità è una politica che naturalmente litiga, immaginando che il cittadino non dubiti della bontà della propria tesi. E così, dai fuochi d'artificio che non si sono fatti al biodigestore alla Kronion, tutti sanno tutto, tutti hanno una spiegazione, e tutti si sorprendono del fatto che la propria soluzione non sia stata adottata da chi di dovere. 
Piace da morire, tuttavia, allo sciacchitano, dispensare i propri consigli stando comodamente seduto in poltrona, senza responsabilità, senza firme da apporre, senza la necessità di fare economia, di rispettare gli equilibri finanziari e quelli sociali. Dagli un ruolo di responsabilità allo sciacchitano dispensatore di consigli: non durerà che una settimana. Dopodiché tornerà comodamente a sedere in poltrona e a dare le pagelle agli altri.

Costituzione e voltafaccia: quando le bugie hanno le gambe corte

I
Il tritacarne comunicativo di questi ultimi giorni di crisi del governo Conte, sta confermando la deriva senza fine di una civiltà dell'immagine che fagocita (senza alcuna pietà) cultura e buona educazione. Non è da oggi, d'altronde, che si immagina che il consenso politico possa permettere di violare le regole. Mi soffermerò brevemente sull'iniziativa riguardante il "taglio dei parlamentari". Farò un paio di considerazioni non tanto nel merito della proposta, quanto nel metodo dichiarato per conseguire l'obiettivo. Questione, quella del metodo, che merita di essere esaminata attentamente, posto che taluni protagonisti della politica immaginano impunemente di potere convincere l'opinione pubblica della giustezza della propria proposta rifilando, consapevolmente (e, dunque, colpevolmente), delle idee a dir poco strampalate e fuori dalla Costituzione.

Sostenere, così come ha fatto Luigi Di Maio, che "in due ore" si possono abolire 345 parlamentari per poi così tornare a votare, è una sorta di affronto al buonsenso che, personalmente, considero inaccettabile. L'accettazione di questa "sfida" da parte di Matteo Salvini (chen come fece Renzi, rischia di diventare vittima della sua stessa ambizione) conferma la necessità dei politici di oggi di "stare sul pezzo", senza attribuire importanza alcuna alla correttezza delle metodologie previste. Trascurare, come è stato fatto, che il taglio dei parlamentari richiede una riforma di tipo costituzionale, con approvazione di un apposito disegno di legge che deve essere approvato da entrambe le Camere con maggioranza qualificata (i 2/3 dei componenti) e con, in più, il meccanismo della "doppia lettura" ("due approvazioni due"  per un totale di "quattro" a distanza (ciascuna Camera) di almeno tre mesi l'una dall'altra, è un fatto di una gravità inaudita, così come, per vie informali, il Quirinale sembra già aver fatto rilevare.
La necessaria doppia approvazione del Parlamento di una riforma costituzionale può essere fatta anche a maggioranza semplice. Tuttavia, in questo caso, occorre poi un referendum confermativo dove (indipendentemente dall'esito finale), è richiesta la partecipazione al voto di almeno il 50% più uno degli aventi diritto. Questione, quest'ultima, che mi richiama alla mente la consultazione-suicidio di Matteo Renzi, quella del 4 dicembre del 2016, quella che prevedeva la sostanziale abolizione del Senato come camera elettiva (in un sistema di "bicameralismo perfetto", dove entrambi i rami del Parlamento fanno la stessa identica cosa). 
La conclusione è che il popolo non può essere talmente bue da pensare che "in due ore" si possa ridurre il numero dei parlamentari. Sostenerlo significa tentare di prendere in giro le persone. Il punto è che, ahimè, alcune persone accettano di farsi prendere in giro.
Un'ultima annotazione, nel dibattito odierno, desidero farla sullo scontro Conte-Salvini. La presa di distanza del premier (sfiduciato dal Papeete Beach, poveri padri della Patria dove siete?) sul tema dell'immigrazione non mi intenerisce. Rivela, piuttosto, una presa di distanza ahimè tardiva da parte del capo del Governo (e dei ministri Trenta e Toninelli) su talune porcherie commesse in un anno nel solco dei porti chiusi e della (inesistente, come chi ha buonsenso sa bene) "emergenza immigrazione". Prendere le distanze oggi da una politica che ha osteggiato l'accoglienza e reso l'Italia un Paese razzista mi sembra tardivo. Così come la improvvisa campagna mediatica del Movimento 5 Stelle contro Salvini (a cui eppure hanno agevolato non uno, ma due "decreti sicurezza") mi sembra l'ennesimo atto della solita farsa all'italiana, dove l'amico di oggi diventa il nemico di domani. Non sarà sufficiente l'aggressione social a Salvini (che ha letteralmente perso la bussola, dopo avere tirato la corda ed essersi infilato in un tunnel senza uscita) a rifare la verginità a Conte e a Di Maio.

Il carcere duro: perché il dibattito sul singolo caso Cospito si sta estendendo sulla norma nella sua interezza

Avere trasformato la singola questione riguardante lo sciopero della fame dell'anarchico Alfredo Cospito in un dibattito (con molte, tro...