domenica 9 novembre 2014

25 anni fa la caduta del muro di Berlino. Da allora il mondo è cambiato. In peggio, purtroppo.


Venticinque anni fa la Storia punì se stessa. Lo fece piuttosto impietosamente. Il muro di Berlino fu abbattuto. Si disse addio a quel folle esempio di divisione del mondo che era passato per la separazione forzata tra uomini e donne di una stessa Città. La porta di Brandeburgo tornò libera al transito. Senza filo spinato, senza più soldati col mitra spianato per impedire ai "malintenzionati" di oltrepassare lo sbarramento o, di contro, senza più altri soldati che, perfino loro, si ribellassero a quell'assurdità, disertando clamorosamente, scappando da Berlino Est, non esitando a farlo perfino davanti ad una cinepresa.

Ora, al di là della simbologia che "The wall" ha rappresentato nella politica, nella società ma anche in musica, cinema e letteratura, la caduta del muro di Berlino ha rappresentato senz'altro un riscatto della storia nei confronti della follia del nazifascismo e dei retaggi che questo, probabilmente giocoforza, aveva creato nell'ambito di una ricostruzione necessaria dalle macerie culturali, non solo di quelle fisiche.
La costruzione del muro (1961) fu una svolta storica, che fornì tuttavia una linfa che definirei mortale alla "Guerra fredda". La sua demolizione (1989) fu un'altra svolta storica. Oggi però mi domando: è un mondo migliore quello che è nato dopo l'89? Per la Germania unita lo è stato sicuramente. Un grande Paese, che ha fatto i conti con la storia, con le generazioni post-belliche che non hanno più alcun senso di colpa per l'invasione della Polonia del 1939 e per ciò che da quel momento sarebbe accaduto.

Con coraggio e determinazione, con lungimiranza politica e atteggiamento vincente da parte del suo Popolo, la Germania ha superato brillantemente e in pochi anni anche la crisi economica che l'unificazione tra Est e Ovest aveva determinato, restituendo a se stessa dignità e voglia di farcela. Paradossalmente la caduta del muro di Berlino ha creato un sacco di problemi agli altri paesi. 
Sul piano politico ne ha creati tantissimi soprattutto in Italia. Per quasi trent'anni quel muro era stato il parafulmine della politica italiana, l'ombrello sotto il quale ripararsi e a giocare alla dietrologia più spiccia sugli equilibri interni e su quelli internazionali. Finita quell'era siamo entrati in crisi. Ma come? Non doveva essere la Germania ad accusare il contraccolpo più violento? No, siamo stato noi. Il Pci si dissolse, i partiti tradizionali furono costretti a fare i conti con una nuova realtà, nella quale nel giro di alcuni anni si inserirà anche Tangentopoli, spartiacque italiano che ha ridisegnato il quadro politico italiano (anche se, ahimè, la corruzione non è mai cessata).

Ma il mondo del post-muro è un mondo migliore? Credo di no. Le divisioni non solo non sono mai cessate, ma si sono acuite. E alle guerre già note si sono aggravate quelle di religione, lo scontro tra civiltà ha raggiunto livelli sempre più preoccupanti. In questo quadro si è aggravata anche la differenza tra nord e sud del mondo, con una povertà che è aumentata in modo sempre più preoccupante e una distribuzione dei redditi che continua a privilegiare chi possiede di più. Niente nostalgie, il muro di Berlino era un'offesa alla Democrazia e alla civiltà. Ma dopo l'addio al muro le cose sono andate sempre peggio. 
Massimo D'Antoni
@dantonisciacca

1 commento:

  1. Bentornato Massimo, mi sei mancato parecchio! Quanti anni è durato il tuo silenzio stampa? Troppo!

    Il tuo elogio del cerchiobottismo è coraggioso e provocatorio. E’ sempre difficile scegliere l’incipit di un racconto e capisco la necessità di riaccendere il dibattito come si accendevano i motorini SI della Piaggio, con una pedalata veloce e decisa. Assolto il compito della rottura del ghiaccio, non sarò certo io a deluderti dicendo che se pensi di essere un cerchiobottista sappi che non sei un granché (fortunatamente!!).

    Infatti alla prima occasione utile, l'anniversario della caduta del muro di Berlino, ti mostri solo cerchista riuscendo a vedere una botte piena a metà.
    E’ ostico inserirsi in questa analisi storico-economica ma credo che sempre più spesso i nostri giudizi siano influenzati dalle nostre aspettative (deluse) o dalle sofferenze del nostro quotidiano (basta guardare i tg ogni giorno per farci prendere dallo sconforto).
    Non mi avventurerei a dire che il mondo è peggiorato per alcuni motivi tra i quali il rischio di ragionare da europeivecchiocontinenteombelicodelmondo. Come dici tu bisogna analizzare i fatti da almeno due prospettive: e in tal senso bisogna dirci che mentre noi subiamo gli effetti delle scosse di assestamento politico del post guerra fredda e del post moneta unica in giro per il mondo parecchi paesi africani e asiatici hanno fatto grandi passi in avanti in termini economici ma anche in termini di conquista dei diritti.
    Il nostro turno è finito e del resto su questo pianeta non ci siamo solo noi europei. Fa ancora più tenerezza pensare che quella desueta sigla del G8 oggi rappresenta una fetta di popolazione inferiore a un sesto di quella globale.
    E poi come dicono i nostalgici dopo i mitici anni ottanta era difficile aspettarsi di meglio!!
    Un abbraccio
    Giandomenico Pumilia

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