lunedì 10 novembre 2014

Rischio scissione nel PD? Ecco perché non conviene a nessuno


Leggo, onestamente senza stupore alcuno, che sulla base di un sondaggio commissionato dal Corriere della Sera, l'eventuale nascita di un nuovo partito "a sinistra" del Pd non incasserebbe un risultato elettorale degno di nota. Dubito, conoscendo un po' della storia della Sinistra, che questo fatto possa fungere da deterrente per un'eventuale scissione che sembra avvicinarsi all'orizzonte. 
Criticabile quanto si vuole, non si può certo negare che Matteo Renzi non abbia le idee chiare. E questo anche se su un tema delicato come quello del lavoro forse ha ecceduto, soprattutto nei toni, ricercando un conflitto sindacale apparentemente evitabile, ché di conflitti sociali non abbiamo certamente bisogno. Ma forse in realtà tutto questo è stato scientificamente preparato. 
Mi domando se realmente la sinistra del Pd abbia intenzione di arrivare ad una scissione. In realtà ne dubito. Perché un partito che sfonda il 40% (mi dispiace trasformare la poesia in prosa) conviene a tutti. Anche a chi è andato a marciare al (rispettabilissimo) sciopero della CGIL, anche a chi non perde occasione per contestare la linea del proprio segretario e Premier. Perché se l'onda è davvero lunga, la rielezione dei dissidenti può definirsi certa solo in quel Pd che si minaccia di rompere. Altrove non la si può escludere, ma sarà senz'altro più complicato. Anche perché il sondaggio riferisce che un altro partito antagonista avrebbe più successo più tra gli anziani che tra i lavoratori. Tra i disoccupati rischia di non averne affatto. E poi avrai voglia andare alle manifestazioni contro il Governo se non sarai più nessuno non ti ascolterà più nessuno. 
Mi piace il dibattito interno al Partito Democratico. Mi piace molto meno la rincorsa a chi dimostra di essere il più critico verso la leadership. Così come Renzi dovrebbe rispettare di più le sensibilità diverse dalle sue. Non rimpiango il Centralismo democratico del vecchio Pci. Sarebbe meglio che ci fosse una via di mezzo tra quella realtà e il partito "casinaro" di adesso al quale, tuttavia e malgrado tutto, verrebbe da dire, i cittadini stanno affidando il futuro del Paese. Ecco, se Cuperlo, Bersani, Civati e (perfino) D'Alema dessero priorità alla fiducia della gente verso questo Pd, anche se non è il loro partito ideale, farebbero un grande passo avanti. Perché i Labour o i Democrats non è che sono famiglie così unite. Però stilano un elenco di priorità politiche. E tra queste non c'è MAI alcun progetto di scissione.
Massimo D'Antoni
Twitter: @dantonisciacca


2 commenti:

  1. E che sinistra è se non si divide?

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  2. Concordo sul fatto che una scissione in questo momento non convenga a nessuno dei parlamentari e dirigenti del PD. Però tengo fede alla regola del tuo nuovo blog e provo a guardare la cosa da un'altra prospettiva.
    Se i sondaggi volessero dare un contributo prezioso, secondo me, dovrebbero "pesare" quell'area di sinistra che oggi non vota più, vota il PD turandosi il naso o vota M5S. Sui risultati di questa indagine torneremo a chiederci se sia necessario un nuovo soggetto politico. Perchè è questo il punto: il mio caro Civati, per fare esempi che conosco meglio, non mette appunto strategie per primeggiare e nemmeno gareggia per il titolo del "più critico" verso la leadership ma raccoglie una richiesta pressante e numericamente importante di chi non si ritrova più nel PD e nella politica di Renzi.
    Renzi ha le idee chiare, è vero, ma per realizzarle dovrebbe poter governare da solo e questo purtroppo non è possibile: gli guastano la festa un po' di alleati scomodi, un PD troppo variegato e una fastidiosa democrazia parlamentare.
    E mi chiedo, a quale dibattito interno fai riferimento? A me sembra che il dibattito sia solo sui giornali. Negli organi di partito non si discute e non ci si confronta. Basta seguire le direzioni PD in streaming per appurarlo.
    Per finire, ritengo azzardato l'accostamento a Democrats e Labour: in quei paesi non sta avvenendo nessuna simile profonda trasformazione (abolizione) della forma partito sostituita da una nutrita lobby dalla visione politica improvvisata e tarata sulle esigenze di danarosi e potenti sostenitori.
    Un abbraccio

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