venerdì 26 dicembre 2014

Rosario Crocetta ha fatto molta pulizia ma non è riuscito a compiere la sua "rivoluzione". E l'antimafia, da sola, non basta più


La Sicilia (intesa come istituzione regionale) sta attraversando una delle fasi più complicate della sua storia. L'ennesimo rischio default, annunciato stavolta dall'Assessore al bilancio Alessandro Baccei (sì, proprio colui che Renzi ha mandato a Palermo per metterci sotto tutela) non è certo tranquillizzante. 
In questo quadro viene fuori lo strapotere dei poteri forti. Che esistono eccome. In Sicilia più che altrove. Il potere forte da queste parti è una melassa viscida e odiosa. Gli ingredienti: quelli di sempre: burocrati, politicanti da strapazzo, mafiosi. Quelli purtroppo non mancano mai.
È contro questo muro di gomma che è andato a sbattere (e continua a farlo) Rosario Crocetta. Due anni dopo la sua elezione, l'annunciata rivoluzione (ahimè) si è rivelata un percorso ad ostacoli, e non ha potuto fare molta strada. Ecco perché ogni volta che lui pronuncia la parola "rivoluzione" francamente mi scappa da ridere.
Certo, la congiuntura economica e le emergenze che negli anni si sono accumulate non gli hanno permesso di raggiungere gli obiettivi. È anche vero, però, che dalla gestione Crocetta viene fuori una verità disarmante, ossia che l'onestà, pur essendo un valore basilare per anni odiosamente accantonato, da sola non è sufficiente a dare risposte politicamente soddisfacenti e a cambiare le cose. Qual è l'alternativa? Essere disonesti? Naturalmente no, ci mancherebbe. L'alternativa è cercare di produrre qualche risultato, perché siamo ad un livello di tensione sociale sempre più allarmante.
Il Governatore della Sicilia ha fatto molta pulizia alla Regione, negarlo sarebbe stupido. Ma è stato, come si dice a Sciacca, come "cogghiri acqua cu 'u panaru", cioè come liberare una piscina di fango usando qualcosa di simile ad uno scolapasta. 
E alla fine il rischio è che ai proclami antimafia, a mio giudizio molto importanti sul piano dell'affrancamento culturale, la gente reagisca facendo spallucce. Ed è questo il pericolo che Crocetta dovrebbe avvertire. Ma che invece non avverte. Ed è questo quello che mi preoccupa. 
Il Presidente della Regione ritiene che la sua storia personale e che la sua straordinaria sfida contro Cosa nostra alla fine possano riscattare la sostanziale inefficacia della sua azione di governo. Così non è, dovrebbe sforzarsi di capirlo.
Troppa gente aspetta risposte. Da anni. Troppi uomini e troppe donne di questa terra sono rimasti nel limbo, in attesa di un cambiamento che non è arrivato. Uomini e donne protagonisti, loro malgrado, di una realtà costruita per decenni sulla clientela, afflitta dal bisogno di un lavoro e di un riscatto sociale. Persone alle quali Crocetta aveva garantito una soluzione. Che però non è arrivata. Forse non per colpa solo sua, intendiamoci. Ma chi era afflitto dal bisogno prima, lo è ancora di più oggi. 
Ecco perché non basta più, caro Presidente, invocare i valori antimafia per cercare di uscire dall'angolo. L'antimafia è sacrosanta. Ora però i siciliani vorrebbero qualcosina in più.
Massimo D'Antoni
@dantonisciacca

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