martedì 20 luglio 2021

I leader che lisciano il pelo dei No-Vax offrono la cifra della pochezza culturale in cui è precipitato il Paese

Trovo a dir poco stupefacente la piega che ha preso il dibattito sull'emergenza sanitaria e sulla campagna vaccinale in Italia. L'assimilazione della questione a una contrapposizione "democratica" tra opinioni diverse e di cui, soprattutto i no-vax, invocano una specie di legittimazione pubblica, suggella l'esistenza di una patologia che, invero, non appartiene solo all'Italia. E dire che una certa politica negazionista ha visto protagonisti leader mondiali (Trump, Johnson, Bolsonaro) i quali, dopo avere minimizzato l'entità della diffusione del Covid, ne sono stati personalmente vittime. A battersi per le "riaperture" e la ripartenza economica anche quando morivano mille persone al giorno in Italia sono stati soprattutto Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Battaglia che adesso si è spostata contro l'obbligo vaccinale e, addirittura, contro restrizioni mirate esclusivamente a chi non disponga del Green Pass.

Ma perché sono soprattutto i politici di destra quelli che non accettano le misure precauzionali e difendono coloro che negano l'evidenza? È una domanda alla quale, francamente, non riesco a trovare una risposta. È un tema dove le contrapposizioni ideologiche non dovrebbero avere grande importanza. L'unica risposta possibile è che probabilmente sanno che il loro elettorato mal digerisce l'imposizione di regole che se da un lato sono volte a contenere la diffusione del virus, dall'altro rallentano il processo di ripresa di un tessuto economico che dalla pandemia sta uscendo con le ossa rotte. 

Se così fosse sarebbe piuttosto strano che chi ha formato la propria sostanza politica sulla base di modelli storici e politici in qualche caso autoritari, proprio su questo argomento invochi libertà di coscienza o il rispetto di un'opinione "democraticamente espressa". E, aggiungo, se così fosse, quella organizzata e tuttora sul tappeto sarebbe una politica assolutamente miserabile. 

Il punto vero è che la Medicina e la ricerca scientifica in genere non hanno niente a che vedere con la Democrazia. Se è complicato (sicuramente lo è dal punto di vista giuridico) pensare di potere imporre per legge la vaccinazione anche a chi non la vuole somministrata, fatico a comprendere l'opposizione di fronte alla possibilità di rendere obbligatoria la fruizione di servizi e di ingressi al ristorante o a teatro soltanto a chi è in possesso del Green Pass. 

Nella vita si compiono scelte, si assumono decisioni. Non è giusto che chi ha deciso di vaccinarsi non abbia il diritto di potere avere una conduzione di vita migliore di chi invece ha scelto di non farlo (per i suoi motivi). E allora se devo andare al ristorante, sulla base del parere degli scienziati, devo condividere gli spazi con chi si è vaccinato. Altrimenti non abbiamo concluso niente. Così come è inaccettabile che l'immunità di gregge debba essere garantita esclusivamente da chi si è vaccinato, mentre chi non si è vaccinato debba quasi approfittarne. In definitiva, la diaspora tra "pro" e "contro" i vaccini ci fornisce la cifra della pochezza culturale nella quale è precipitata la società odierna. 

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