Il tradizionale editoriale della Domenica di Eugenio Scalfari
(sempre lucidissimo dall'alto dei suoi quasi 95 anni), è portatore di una
riflessione che trovo assolutamente condivisibile. Fa notare, il fondatore
di Repubblica, che se l'Europa fosse davvero unita, sarebbe la più
grande forza economica e politica del mondo.
Scrive, in particolare, Scalfari,
che "(...) ormai siamo una
sorta di Babele con obiettivi
contrastanti all'interno di una confederazione slabbrata nonostante la presenza di personalità di notevole intelligenza e prestigio (...) che non riescono a coalizzare un'opinione europeista che unifichi il continente
e lo trasformi anch'esso in una
potenza globale (...). È molto
strana questa situazione, e bisognerebbe trovare il modo di impedirla e traghettare l'Europa nel mondo moderno. Chi combatterà per questo obiettivo? (...) L'Europa avrebbe bisogno di un popolo che comprenda la situazione e la chieda
a tutta voce. Purtroppo allo
stato dei fatti questo popolo non
c'è, ma se (...) l'Inghilterra e
gli inglesi decidessero di rientrare in Europa, questo sì, sarebbe un segnale che potrebbe stimolare uno spirito del tutto nuovo, riportando il nostro continente
al centro del mondo".
Considero le predette riflessioni indicative di una
rotta che personalmente non intendo rassegnarmi a perdere. Non accetto la sconfitta del ragionamento sull'altare di una
cultura egoistica che punta ad escludere. La prospettiva deve essere di
civiltà, nell'ambito di un nuovo Umanesimo che non è un traguardo impossibile. L'analisi culturale, in un mondo globalizzato, hanno ancora il
diritto di esistere. Siamo reduci da una storia che, per dire, ha lasciato
ancora scorie non del tutto smaltite. Penso al Fascismo, ma non solo a quello.
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