domenica 31 marzo 2019

Credere ancora nell'Europa e in un nuovo Umanesimo? Non mi rassegnerò mai all'idea che sia impossibile

Il tradizionale editoriale della Domenica di Eugenio Scalfari (sempre lucidissimo dall'alto dei suoi quasi 95 anni), è portatore di una riflessione che trovo assolutamente condivisibile. Fa notare, il fondatore di Repubblica, che se l'Europa fosse davvero unita, sarebbe la più grande forza economica e politica del mondo. 
Scrive, in particolare, Scalfari, che "(...) ormai siamo una sorta di Babele con obiettivi contrastanti all'interno di una confederazione slabbrata nonostante la presenza di personalità di notevole intelligenza e prestigio (...) che non riescono a coalizzare un'opinione europeista che unifichi il continente e lo trasformi anch'esso in una potenza globale (...). È molto strana questa situazione, e bisognerebbe trovare il modo di impedirla e traghettare l'Europa nel mondo moderno. Chi combatterà per questo obietti­vo? (...) L'Europa avrebbe bisogno di un popolo che comprenda la situazione e la chieda a tutta voce. Purtroppo allo stato dei fatti questo popolo non c'è, ma se (...) l'Inghilterra e gli inglesi decidessero di rientrare in Europa, questo sì, sarebbe un segnale che potrebbe stimolare uno spiri­to del tutto nuovo, riportando il nostro continente al centro del mondo".
Considero le predette riflessioni indicative di una rotta che personalmente non intendo rassegnarmi a perdere. Non accetto la sconfitta del ragionamento sull'altare di una cultura egoistica che punta ad escludere. La prospettiva deve essere di civiltà, nell'ambito di un nuovo Umanesimo che non è un traguardo impossibile. L'analisi culturale, in un mondo globalizzato, hanno ancora il diritto di esistere. Siamo reduci da una storia che, per dire, ha lasciato ancora scorie non del tutto smaltite. Penso al Fascismo, ma non solo a quello.



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