giovedì 8 novembre 2018

Dell'imparzialità e della ragione: Brecht come simbolo di chi è minoranza

"Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano occupati". L'attualità del celebre aforisma di Bertolt Brecht dice molto di una società che, più che all'inizio del ventesimo secolo, rifiuta di analizzare i fatti, preferendo liquidarli con la pancia, più che con la testa. Talvolta vengo "rimproverato" di eccessiva partigianeria politica quando, invece, facendo il giornalista, dovrei essere - mi viene detto - "imparziale". Vorrei soffermarmi su questo fatto.Se, di norma, a invocare l'imparzialità è chi imparziale non è, è utile tuttavia cercare di fornire una chiave di lettura la più intellettualmente onesta possibile. L'imparzialità non risiede tanto nell'assenza di convincimenti, quanto nel provare a non trascurare alcuna delle voci dei protagonisti dell'agone politico. Quando si fa questo si fa tutto. Ecco, personalmente ritengo di avere sempre garantito l'ampiezza del dibattito, offrendo lo spazio a tutti, nell'interesse di un'informazione completa, ancorché non esente da possibili errori di valutazione (diffido da sempre dei sedicenti infallibili). L'ampia premessa è necessaria per evidenziare che, come molti di voi sapranno, non mi sento assolutamente in sintonia con le posizioni politiche della Lega, oggi il primo partito italiano, capeggiato dal ministro dell'Interno Matteo Salvini. Non mi sento in sintonia con questo partito per ragioni di orientamento politico e culturale, nonché di impostazione dell'attività di governo che, personalmente, considero di destra, se non in qualche caso di estrema destra. È innegabile, tuttavia, che dal punto di vista giornalistico questa forza oggi meriti tutta l'attenzione necessaria, dal macro al microcosmo. A Sciacca, alle elezioni politiche dei primi di marzo, per dire, il simbolo della Lega, senza nessuno che facesse campagna elettorale, ha ottenuto 700 voti. Da allora è iniziata l'inevitabile "rincorsa" dei dirigenti di questo partito nei confronti di possibili luogotenenti che potessero assumerne un ruolo di rappresentanza. Tutti sanno che il più corteggiato è stato l'ex sindaco Mario Turturici che, però, ad oggi ha preferito indugiare rispetto ad una discesa in campo che, con ogni probabilità, non sente nelle sue corde. L'indicazione di Vincenzo Catania a presidente del circolo è, comunque, un momento importante nella vita pubblica, che potrebbe aprire anche a possibili riposizionamenti politici all'interno del Consiglio comunale. Darò tutto lo spazio necessario a queste dinamiche, nel rispetto delle persone che credono in questa politica. Sarà questa la mia "imparzialità". Credo sia sufficiente a rispettarci vicendevolmente. Su Facebook (almeno là) esprimo opinioni personali.Dal giornalista non si deve pretendere asetticità, ma onestà intellettuale, nella necessaria separazione tra fatti e opinioni. E concludo così come ho iniziato: dall'aforisma di Bertolt Brecht. Che mi fa pensare che il successo straordinario della Lega sia l'ennesimo esempio, come lo fu il Pd di Renzi, della straordinaria voglia dell'italiano di salire tempestivamente sul carro del vincitore. 

2 commenti:

  1. Caro Massimo, i tuo pensiero personale espresso su facebook non può essere scisso dalla tua attività di giornalista, non ci puoi fare niente, ormai i social fanno parte della realtà in cui viviamo. Anche se tu dici di essere assolutamente imparziale nel tuo lavoro, tutti ti rinfacceranno sempre quello che scrivi sui social. Una volta il mestiere del giornalista aveva una cosiddetta imparzialità deontologica, anche i giornalisti sportivi nascondevano meticolosamente la loro fede calcistica per evitare che i tifosi delle altre squadre non accettassero le loro cronache senza dire: certo dice così perché tifa per quella squadra. Insomma, questa imparzialità serviva almeno a salvare le apparenze, se Gianni Brera scriveva male della Juve io non mi sognavo di dire lo ha fatto perché è interista o milanista. Le apparenze contavano una volta, adesso i tempi sono cambiati, nessuno può contraddirti se dici che quello che fai professionalmente e il tuo pensiero personale scritto sui social sono cose diverse, ma è difficile dar torto a quelli che pensano che sia la stessa persona che pone in essere entrambe le cose... fattene una ragione e siediti dalla parte che in cui stai più comodo, perché alla fine è quella che scegliamo. Con immutata stima. Salvatore

    RispondiElimina
  2. Questa analisi altro non'è che il ripetersi (purtoppo con sdegno) come hai accennato, quella prassi ormai comune a tanti saltimbanchi che, salgono sul carro dei vincitori, in questo caso sono ancora dei possibili vincitori. Però qui siamo davanti a delle squadre di politici che giocano al vinci tu o vinco io, mentre chi sta perdendo ogni riferimento sociale, sono i cittadini, sconfitti anche nella speranza di aver cambiato qualcosa alle ultime elezioni.

    RispondiElimina

Il carcere duro: perché il dibattito sul singolo caso Cospito si sta estendendo sulla norma nella sua interezza

Avere trasformato la singola questione riguardante lo sciopero della fame dell'anarchico Alfredo Cospito in un dibattito (con molte, tro...