domenica 2 dicembre 2018

I grandi sono umili: la mia esperienza rivelatrice con Piero Angela

Chi ritiene di saperla lunga ha sempre bisogno di dimostrarlo e, di conseguenza, è abituato a fare sfoggio di presunzione. Minimizzando l'entità delle rivelazioni altrui o, peggio, affermare di esserne già a conoscenza. Sembra una delle innumerevoli maschere che Luigi Pirandello aveva paventato quando ci avvisò che, nel nostro percorso di vita, avremmo avuto più a che fare con esse che con i volti umani. Una condizione rivelatrice di una natura sempre più teatrale (più che teatrante) della nostra vita. Recitiamo tutti, più o meno a soggetto, nel solco di consuetudini che, tutto sommato, continuano a caratterizzare i rapporti sociali. E questo aldilà di chi si dice nemico dell'ipocrisia compiacendosi, nel nome di tale avversità, di umiliare gli altri sull'altare di quella veritas tesa, piuttosto egoisticamente, bisogna dirlo, a "liberare" esclusivamente se stesso.
I grandi sono umili. I veri grandi non se la tirano. Sono consapevoli del loro talento, intendiamoci. E cercano legittimamente di ricavarne il massimo consentito. Ma i grandi sanno anche di non essere certo infallibili. E sono serenamente pronti a fare ammenda dei loro errori, se non addirittura a chiedere scusa senza problemi.
Mi è capitato, durante il mio cammino, di incontrare persone particolarmente note. Con alcune di queste il rapporto è stato assolutamente paritario, in qualche caso con mia somma sorpresa. generando a mia volta sorpresa nel "grande".
Uno di questi è stato il giornalista Piero Angela. Il notaio Franco Raso mi diede la straordinaria opportunità di incontrarlo. L'intervista la facemmo nel suo appartamento del Verdura Golf & Spa Resort, presso cui era ospite. Una persona disponibile, aperta, curiosissima. Quel giorno il mio staff era particolarmente nutrito. I tecnici di Rmk fecero letteralmente a gara per accompagnarmi. Non per la notorietà del personaggio, quanto per il suo nome. Piero Angela infatti viene considerato un maestro per tutti noi.
Ne venne fuori ciò che considero una delle interviste più importanti della mia vita (che ripropongo qui). Ma non tanto per quello che ci siamo detti al microfono, quanto per ciò che Piero Angela mi chiese prima di cominciare: "Preferisce che, mentre rispondo alle sue domande, mi rivolga a lei oppure alla telecamera"? L'ammirazione che già provavo per quest'uomo nobile e raffinato andò in centrifuga. Con quella domanda stava rivelando un rispetto assoluto nei nostri modesti confronti. Gli risposi così: "Lei, che è la storia stessa della televisione italiana, domanda a me dove deve guardare mentre risponde"? Mi regalò un sorriso paterno.
Dopo quell'intervista tornai sulla terra. Avevo un appuntamento con un sedicente artista de noàntri che, naturalmente, ancora oggi non conosce nessuno ma che pretendeva, in maniera arrogante, che i miei tecnici fossero attenti a riprenderlo dal suo profilo migliore.


Nessun commento:

Posta un commento

Il carcere duro: perché il dibattito sul singolo caso Cospito si sta estendendo sulla norma nella sua interezza

Avere trasformato la singola questione riguardante lo sciopero della fame dell'anarchico Alfredo Cospito in un dibattito (con molte, tro...