giovedì 9 maggio 2019

Un errore l'esclusione di Polacchi dal Salone del Libro. Condanniamolo se viola la legge, non solo se ha idee fasciste


Matteo Salvini ha definito "surreale" quello che, evidentemente, considera un infondato allarme Fascismo. Lo ha fatto commentando la notizia dell'editore Francesco Polacchi, ingombrante presenza al Salone Internazionale del Libro di Torino. Chiarisco perché non sono d'accordo con questa affermazione. 
A far aleggiare il Fascismo non sono gli antifascisti. Al contrario, a farlo sono coloro che ne rivendicano orgogliosamente il (presunto) valore. Di conseguenza, dal "derby" del 25 aprile al "surrealismo" anacronistico che dovrebbe tranquillizzarci, il ministro dell'Interno sbaglia bersaglio.
Ma ora dico la mia sull'espulsione dell'editore Polacchi. Mi considero un insospettabile rispetto a possibili simpatie nei confronti di Casa Pound. Ma considero ogni censura un errore gravissimo. L'editore Polacchi (Altaforte) che (non a caso) pubblica un libro proprio su Salvini, ha il diritto di professare le sue idee, anche se io non le condivido. Escluderlo è scorretto. Anche perché al di sopra di tutto c'è la supremazia della Legge. E non tanto quanto stabilito dall'articolo 12 della Costituzione, quello che vieta la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista. Ci sono anche altre norme che, eventualmente, sono dei punti di riferimento nel caso in cui l'attività della casa editrice Altaforte, a partire dalla legge che sanziona ogni apologia di fascismo. Denunciamo Polacchi se viola le leggi. Escluderlo a priori per le sue idee non appartiene ad uno stato democratico. Altrimenti finisce che hanno ragione loro.

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