giovedì 8 gennaio 2015

Dopo Parigi si rischia l'autocensura. E qualche politico emergente ne sta approfittando per fare campagna elettorale sulla pelle di 12 innocenti


Quello che è successo a Parigi è stato ampiamente discusso da commentatori ben più importanti di me. Nel mio spazio vorrei puntare l'attenzione su un pericolo, in particolare: l'autocensura. Una conseguenza inevitabile. Si tratta di quel meccanismo perverso, talvolta dall'origine inconsapevole, che tende a indurre chi esprime un'opinione ad evitare di farlo, per non urtare la suscettibilità di qualcuno. 
Un rischio che si corre tutti i giorni, intendiamoci, e per ragioni assai meno clamorose dell'attentato al "Charlie Hebdo", motivo per il quale ho trovato ridicoli alcuni dei commenti  di presunti illuminati esponenti della politica sul problema della libertà di stampa messa a repentaglio dai fatti di ieri.
Oggi ascoltando la radio una ascoltatrice, chiamata a dire la sua, nel condannare la violenza a prescindere ha comunque evidenziato che i vignettisti di Charlie Hebdo avrebbero dovuto stare più attenti a quello che pubblicavano, visti i tempi che corrono.
Inizialmente ho provato indignazione per questo commento, non posso negarlo. Subito dopo, però, ho cercato di analizzare la questione da un'altra prospettiva. E ammetto di essere stato assalito dai dubbi. Ma la conclusione è inevitabile: il mondo libero deve continuare ad andare avanti. Certo, sarebbe meglio evitare qualche provocazione eccessiva. Così come fa leggermente schifo la campagna elettorale che qualche politico emergente italiano sta portando avanti in queste ore, strumentalizzando la morte di 12 persone.
Massimo D'Antoni
@dantonisciacca

Nessun commento:

Posta un commento

Il carcere duro: perché il dibattito sul singolo caso Cospito si sta estendendo sulla norma nella sua interezza

Avere trasformato la singola questione riguardante lo sciopero della fame dell'anarchico Alfredo Cospito in un dibattito (con molte, tro...