mercoledì 20 luglio 2016

Noi, "schiavi" dei social, che preferiamo il glamour ai temi (solo apparentemente) più importanti



Forse saremo schiavi dei social, questo non lo so. Quel che so è che sono strumenti ormai irrinunciabili per tutti, compreso per chi fa il mestiere del giornalista. Ed è così che oggi, grazie alla presenza di Rmk (soprattutto su Facebook) in redazione ci accorgiamo ogni giorno di come sia facile e stimolante l'interazione con la rete. Ci rendiamo conto, particolarmente, di come siano dietro l'angolo i commenti sui singoli temi, quelli che veicoliamo attraverso la pubblicazione online dei nostri audiovisivi, cercando di condividere il più possibile il messaggio televisivo attraverso piattaforme diverse.
Basandomi sul numero di condivisioni di un articolo giornalistico, e incrociandolo con quello riguardante l'accesso alla singola notizia, ho potuto svolgere una specie di analisi sociologica, preoccupandomi di capire quali siano le notizie che più di altre incuriosiscono o stimolano il pubblico. Si conferma così quanto si sospetta da sempre: raramente l'interesse pubblico di un fatto corrisponde all'importanza reale di quel fatto. 
Cerco di spiegarmi meglio con un paio di esempi pratici. 
È innegabile che la recente emergenza rifiuti sia stato (e sia ancora) un tema di ampio interesse per la collettività, perché assume diversi rilievi: organizzativo (le discariche non sono più considerate l'approdo naturale della nostra spazzatura), sociale (si impone una superiore cultura della raccolta differenziata), economico (i costi del servizio e le tasse pagate dai cittadini) e sanitario (un servizio migliore scongiura il rischio dei rifiuti abbandonati per strada). Da giorni pubblichiamo raffiche di articoli, servizi e interviste sul tema. Ebbene: l'interesse pubblico su questo argomento si è rivelato significativo, ma non straordinario per come personalmente mi sarei aspettato. I grandi numeri non ci sono stati.
Come contraltare a questo fenomeno potrei citare i servizi sul Carnevale (che, al contrario, registrano sempre picchi impressionanti di condivisioni) o, tanto per restare su un tema più recente, quelli riguardanti l'organizzazione del Google Camp, l'evento Vip in programma a Sciacca il 2 agosto in una piazza Scandaliato per una sera blindata e inaccessibile ai comuni mortali. In questo caso l'interesse registrato sui social network è stato di gran lunga superiore alla reale incidenza di questo argomento sulla vita di tutti noi (il tema dei rifiuti lo è eccome). Onestamente un grande riscontro hanno pure i servizi di cronaca nera, i resoconti sugli incidenti e le notizie riguardanti le operazioni di polizia giudiziaria (comprese quelle antimafia). Ma qui la spiegazione riguarda essenzialmente la curiosità, talvolta morbosa, solo di sapere chi hanno preso.
Non intendo addentrarmi in interpretazioni sulla distanza siderale in termini di interesse pubblico tra temi più importanti e quelli apparentemente più scanzonati. Oltretutto il rischio di generalizzare è sempre piuttosto elevato. Non dimenticherei, in tal senso, il ruolo che internet ha ogni giorno nella stessa formazione della notizia (come dimostrano le segnalazioni del cittadino) o quello che ha avuto più in generale nella diffusione della conoscenza. Per non parlare del successo che la rete ha tributato perfino a un progetto politico oggi protagonisti nel Paese. 
Ma, tornando al ragionamento precedente, sotto i riflettori c'è soprattutto il meccanismo del successo che, peraltro, raramente si presta a interpretazioni. Meccanismo per certi versi dalle connotazioni ignote, nei confronti del quale la comunicazione è costretta ad adeguarsi, sia rispettando i parametri della corretta informazione, sia andando incontro a necessità del lettore di conoscenze che siano un po' più glamour, come dimostrano oltretutto i grandi e autorevoli giornali, che accanto ai fatti del mondo non rinunciano a pubblicare anche notizie di gossip, spettacolo spicciolo, video divertenti, curiosità e fatti più o meno strani. Si va verso quello che chiede il lettore, dunque. 
Ed è quello che bisogna fare, ovviamente. Ma è triste pensare che anche la stessa gravissima questione della chiusura delle Terme sia stata seguita senza grande passione dai frequentatori del web. La stessa cosa accade con il dramma dell'acqua pubblica, con la Sanità ospedaliera. Cosa attrae dunque il popolo del web? Forse la verità è che la maggior parte di chi frequenta la rete ha solo bisogno di distrarsi. E i temi apparentemente più importanti non solo non distraggono, ma a volte annoiano. Ed è forse questo il vero dramma, che si associa ad una rassegnazione sempre più preoccupante. Questo pezzo serve solo a ragionare e a condividere delle idee, non è un atto d'accusa nei confronti di nessuno.
Massimo D'Antoni

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