Ad Agrigento, la sconfessione di quel pasticcio che qualcuno ha avuto il coraggio di definito "Primarie" rischia di non servire a neutralizzare la ghigliottina politica che, ancora una volta, taglierà solo l'ennesima testa senza commuovere più di tanto gli elettori di sinistra, disincantati dalla mosca cieca che da sempre caratterizza l'azione politica dei suoi più importanti punti di riferimento a tutti i livelli, dal locale al nazionale.
Ma trovo ingiusto, oggi, dare la colpa di questa sconcertante debacle autolesionista al solo segretario provinciale del Pd Giuseppe Zambito. Oserei dire perfino che i leader del partito non potevano non sapere cosa bollisse in pentola. Perché se di "marmellata" si trattava, come la definiscono oggi quelli che si firmano "Area Renzi", qualcuno certo l'aveva ordinata.
Ma tutto risiede nella politica di oggi. Quella che fa ricorso ad un personaggio in voga, che oggi si chiama Silvio Alessi, sperando di omologare alla candidatura a sindaco quell'entusiasmo calcistico rinverdito dai successi dell'Akragas.
Che l'epilogo di queste Primarie sarebbe stato quello venuto fuori la settimana scorsa fa lo sapevano tutti. La "sorpresa" espressa in queste ore da parte dei leader (dalla Serracchiani a Raciti, passando per i renziani di casa nostra) a me fa solo sbellicare dalle risate.
Ci sono volute le battute (magnifiche) di Crozza e i titoli dei grandi giornali a far capire che non poteva andare bene che uno di Forza Italia vincesse le primarie del Partito Democratico? Se la gente poi a votare non ci va non ha mica torto.
Massimo D'Antoni
@dantonisciacca