sabato 8 settembre 2018

Se perfino in Svezia "chiagnono e fottono" allora è vero che il mondo è più malato che mai


"Chiagni e fotti" è un'interpretazione seria della vita che solo i napoletani potevano dare. Tende a dare l'idea di chi, piangendosi addosso, di fatto sta assai meglio di quanto non si immagini. È uno dei temi che manifestano l'ipocrisia al livello più alto. A rendere figurata questa immagine in anni recenti furono sicuramente le lacrime della professoressa Elsa Fornero quando, presentando la sua discussa riforma pensionistica, non riuscì a trattenere il pianto. Il tutto illuminato dai flash dei fotografi. L'assunto, assolutamente arbitrario, s'intende, era che, nel concreto, del destino dei "classe '52" in realtà non gliene importasse un fico secco.

Ma dalla politica alla letteratura, passando per le narrazioni cinematografiche. l'abbinamento tra "piangere e fottere" permette di capire molto dell'uomo e delle sue frustrazioni. Come, ad esempio, del bisogno di dover dimostrare che i propri guai sono indubitabilmente più gravi di quelli degli altri. È facile trovare quelli che parlano, assai più complicato è riuscire a selezionare coloro che hanno la capacità di ascoltare. A meno che non lo facciano per mestiere, ma quelli sono "fuori concorso".
È una specie di deriva culturale quella nella quale stiamo andando a finire. Ed è in questo quadro che sto pensando alla Svezia, storicamente la più grande socialdemocrazia dell'Occidente. Una società che per secoli ha assistito il cittadino, dalla culla alla tomba, ma che oggi sembra essere pronta a svoltare a destra, quella dalle origini addirittura neonaziste. Perché, evidentemente, non è sufficiente fare tutto quanto è necessario per il proprio popolo se, poi, quel popolo che, pure, non è certo tra i più depressi del mondo dal punto di vista economico e da quello culturale, comincia a lamentarsi e a cambiare registro. Una reazione a cosa? Allo sviluppo? O, forse, più probabilmente, siamo solo di fronte all'ennesimo simbolo di una recrudescenza xenofoba che sta ammalando perfino i paesi più evoluti? Attenzione: è chiaro che occorra analizzare questi fenomeni sociologici in modo più serio che attraverso un banale blog. Ma l'idea che perfino a Stoccolma abbiano iniziato a piangere e fottere mi fa capire che il mondo è più malato di prima.

2 commenti:

  1. Commento con la massima saccense valida in ogni tempo ed in ogni luogo,"STATTI BONU E LAMENTATI"...
    in buona sostanza niente di nuovo sotto il sole!

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  2. Non credo sia una questione di mondo malato, (il mondo è sempre "malato") ma, semplicemente, della storia che si ripete.

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